Caccia ai tordi e olio della Grecia: una scoperta affascinante!

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La Grecia che terra splendida!

Nel mio continuo girovagare unendo turismo, cucina e naturalmente attività venatoria, qualche anno fa, per caso, mi sono trovato nella piccola città di Thermophilis invitato da alcuni amici greci per una  breve vacanza sul Mar Egeo.

Questa cittadina è conosciuta per la celeberrima battaglia avvenuta nel 480 a C dove  i 300  guerrieri spartani comandati da Leonida, si scontrarono con le truppe di Serse, re dei persiani, che voleva invadere quella zona.
Io ero ospite in un piccolo e tranquillo hotel che si affacciava sul mare, eravamo in soli cinque
turisti a godere delle bellezze del posto ma soprattutto del silenzio più’ assoluto.
Qualche volta, dato che avevamo fatto amicizia con il titolare, andavamo a comprare il pesce
da un vecchio pescatore, che tutte le mattine riportava a riva ciò che era riuscito a pescare durante la notte. Quasi sempre a pranzo o al massimo alla sera, per la cena, il titolare dell’hotel, che era anche lo chef del piccolo ristorante, ce lo cucinava alla brace. Credetemi:  mangiare il pesce fresco appena pescato, in quel contesto di paesaggio storico, era una cosa assolutamente sublime.

Una sera in occasione di una cena a base pesce ( triglie, spigole, polipi, pesce azzurro), faccio conoscenza di un italiano che veniva da Genova, un certo  Massimo, ex giocatore professionista di pallanuoto, che aveva militato per alcuni anni nella leggendaria società Recco.
Persona gradevole dall’accento tipicamente ligure, stava raccontando della sua intenzione
di portare un po’ di attività venatoria in quella zona. Essendo quella sera in pochi ospiti a cenare e quasi tutti italiani, allo chef venne la brillante idea di proporre un unica tavolata.
Durante la cena gli argomenti toccati erano i soliti: crisi della Grecia e la povertà che stava
disintegrando il loro tessuto sociale; visto che a tavola avevamo un operatore venatorio, la discussione si è naturalmente spostata sulla caccia in Europa e, in modo particolare, sulla situazione dei cacciatori italiani correlata alle difficoltà oggettive che essa incontrava in Italia: poco territorio e associazioni ambientaliste che continuamente demonizzano caccia e cacciatori. Altra riflessione era l’incapacità della classe politica italiana di dare delle soluzioni ai tanti problemi legati al mondo venatorio.
Durante la cena, nella degustazione del pesce, un po’ tutti ci accorgiamo della bontà dell’olio
che in quelle pietanze ne esaltavano sapori e gradevolezza nel palato.
Giannis che è un residente del posto e produttore di olio extra vergine ci racconta, nel suo italiano un po’ stentato, che in quella zona esiste il più grande oliveto al mondo.
Sono circa 60 km di costa per una profondità variabile di 5km, con zone inerpicate sulle
montagne che circondano il Mar Egeo.  Ci racconta che in quella zona vi sono piantati circa 8,5 milioni di ulivi, risorsa importantissima per chi vive di agricultura.
Certamente negli uliveti, da dicembre in poi, ci sono moltissimi tordi che passano l’inverno alimentandosi di olive e bacche.
Massimo ci racconta di essere arrivato in quelle zone colpito dalla tranquillità del posto, dalla grande ospitalità della gente greca e da una cosa altrettanto importante: grandissime quantità di turdidi che passano l’inverno trovando pastura e riparo.
L’inverno successivo, incuriosito da queste affermazioni, ho deciso assieme a due amici di intraprendere un’avventura di caccia ai tordi, nelle zone che Massimo aveva mappato con cura.
Arriviamo ad Atene e noleggiamo una macchina per dirigerci verso la città di Lamia. L’autostrada è molto scorrevole e in men che non si dica, arriviamo a destinazione all’hotel Hellas.  Occupiamo tutti le nostre camere singole al secondo piano, affacciate su un mare tranquillo e bellissimo.

Più tardi Giannis, che nel frattempo è diventato aiutante di Massimo, ci consegna il porto d’armi di diritto Greco e così iniziamo il primo rientro serale.
Ci inerpichiamo su una strada piena di buche ma che in breve tempo ci porta in quota, siamo a circa 400 metri sul livello del Mar Egeo.  La vista è da cartolina, siamo in uno dei posti più belli al mondo dove mare, montagna, uliveti e tordi si uniscono per dare vita ad uno spettacolo migratorio unico.
Cacciamo per un paio di ore e accumuliamo all’incirca 20-25 tordi a testa, raccolti con l’aiuto di Giannis che ha portato con se 2 cani di razza springhel.
Rientriamo e incontriamo Massimo che ci accoglie con tutti gli onori di casa da buon organizzatore.
Sistemiamo le armi e mettiamo gli uccelli prima in alcuni sacchetti e poi depositiamo tutto in freezer.
Una doccia e a cena tutti assieme.
Facciamo conoscenza degli alti cacciatori: ci sono 3 cacciatori pugliesi da Cellino s. Marco che con il loro entusiasmo contagiano tutti;  4 sono toscani che tra una “maremma maiala” e l’altra, annaffiano abbondantemente le loro gole assetate; ci siamo noi veneti un po timidi per natura ma a cui basta poco per fraternizzare con tutti.
Naturalmente a cena c’è Massimo, suo cognato Piero, Nicola bravissimo professionista, Luca figlio
di Massimo e Giannis.  Tutti aiutano nell’attività venatoria con compiti diversi ma molto importanti per una buona riuscita.
Quella sera durante la cena tra una battuta e l’altra, racconti di caccia e risate per qualche padella ai tordi, l’argomento più’ importante che catturò l’attenzione di tutti fu quale zona d’Italia avesse l’olio migliore.
“Certamente il nostro!”, dissero i pugliesi. “Ma no! In Toscana si fa meglio!”. “Quello della Liguria è imbattibile!” affermavano Massimo e i suoi conterranei. “Guardate che l’olio più buono è sul lago di Garda!” affermavamo noi veneti.

 Giannis non si era inserito in queste scherzose affermazioni e dispute ma molto intelligentemente si era assentato, ed era andato a casa a prendere dell’olio extra vergine greco di sua produzione.Ritornato al ristorante disse che aveva fatto preparare delle bruschette dallo chef con pomodorini tagliati a cubetti e del basilico, il tutto annaffiato dall’olio che aveva portato. Degustammo credo 3-4 bruschette a testa cercando di capire il gusto e il sentore dei profumi che l’olio di Giannis ci procurava.
Per primo ammisi della grandezza di quell’olio con basso tenore di acidità del 0,3%,  saporito e dal  retrogusto dolce. Fui seguito in questa analisi da tutti i commensali, compresa la banda di liguri capeggiata da Massimo.
Capimmo solo allora che quella zona oltre ad essere bellissima dal punto di vista turistico/venatorio, era la località di produzione di uno degli oli più buoni che avessi mai assaggiato.
Al ritorno dalla bellissima esperienza di caccia, ho riportato un bel po’ di olio a casa mia e mi sono accorto che veniva apprezzato di più, rispetto a quello delle colline moreniche del Lago di Garda, per la sua leggerezza e gradevolezza al palato, con tutte  le pietanze con il quale lo accompagnavo.
So per certo che tutti i cacciatori, quando scendono da Massimo per la caccia ai tordi in Grecia, riportano in Italia l’olio del Giannis che oltre alle qualità organolettiche, al buon gusto con cui si accompagna ai cibi, ha anche un’altra qualità non meno importante: costa la metà di quello italiano.

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